"Chiunque tra il 2001 e l'inizio del 2008 abbia usato la rete internet deve sapere che tre tra i maggiori fornitori di accesso del paese (Telecom Italia, Vodafone e H3g) tre compagnie di telecomunicazione, hanno registrato tutto il traffico di quegli anni. Non tutti lo facevano con la stessa profondità, e lo abbiamo specificato nei nostri provvedimenti del 17 gennaio 2008. Non è nemmeno detto che lo abbiano fatto in modo continuo dal primo all'ultimo giorno. Però quella raccolta di dati avveniva e il pretesto era che bisognava tenersi pronti per rispondere alle richieste dell'autorità giudiziaria. Il punto è che raccogliere i dati personali in quel modo e con quella rozzezza espone gli stessi investigatori ad errori e valutazioni sbagliate". Parole di Cosimo Comella, dirigente dell'Autorità per la protezione dei dati personali pronunciate al seminario organizzato a Roma dal "Pasion", un progetto sulla protezione dei dati finanziato dall'Unione europea proprio nella sede dell'Autorità, con la presenza sia dell'attuale (Francesco Pizzetti) che del primo presidente (Stefano Rodotà)
Che notizia!! Dal 2001 fino all’inizio del 2008 tutti i nostri dati su Internet sono stati schedati: messaggi di posta elettronica, chat, password – comprese quelle del conto in banca. Ma non solo. Anche le navigazioni, tutti le cronologie dei siti visitati, persino le ricerche sui motori di ricerca. Alla faccia della privacy!
Ma rimangono vari dubbi e un interrogativo fondamentale: le informazioni sono state davvero distrutte? Il funzionario dice “che non ha motivo di ritenere che non lo siano state”.
Una risposta non sufficiente. In attesa di chiarimenti ufficiali dal Garante per la Privacy, un dubbio sorge spontaneo e lo espongo con le parole dello stesso ingegnere Cosimo Commella: “Non mi spiego perché il nostro provvedimento del 2008 che mise fine a quella situazione fu sostanzialmente ignorato dai giornali”. Ed effettivamente si trovano numerosi lanci di agenzia del periodo.
La risposta la da Vittorio Zambardino su Repubblica:
Perché siamo forse un paese rassegnato: non solo al traffico, all'evasione fiscale e all'esistenza della mafia. Ma anche all'idea che contro la violazione delle nostre vite non si può fare niente.
Già, forse perchè gli italiani sono un popolo rassegnato ad essere intercettato o controllato