Compra su internet e finisce sotto processo. E’ successo a uno studente universitario di ingegneria, che, allettato dai prezzi stracciati con cui una ditta cinese vendeva sul proprio sito scarpe da ginnastica Nike, ne ha acquistate via internet 6 paia. Peccato però che le scarpe fossero dei falsi: un reato contemplato dall’articolo 474 del codice penale, che punisce l’importazione di merce con marchio contraffatto con la reclusione fino a 2 anni e un a multa fino a 2.065 euro. Arrivato alla dogana di Ciampino il pacco ha insospettito i doganieri che, leggendo sulla scatola “gymnastic shoes” hanno deciso di sequestrare la merce. E l’incauto compratore è finito sotto inchiesta. Un processo durato 4 anni, al termine del quale il compratore è stato assolto perché, come ha argomentato nella sua sentenza il giudice, nonostante “l’acquisto su un sito cinese dovrebbe suscitare un ragionevole sospetto nell’acquirente a causa della nota propensione della Cina a falsificare qualsiasi prodotto di produzione occidentale” non è stato provato il dolo – cioè la volontà dell’acquirente di rivendere a terzi le scarpe contraffatte “al di là di ogni ragionevole dubbio”
Riporto la vicenda perché deve servire a fare una riflessione: chi acquista ondine su siti cinesi che vendono a prezzi “impossibili”, rischia processi lunghi e dispendiosi con l’accusa di importazione di merce con marchio contraffatto. Rischia inoltre anche l’accusa di ricettazione, reato per il quale è prevista una condanna da 2 a 8 anni. Negli ultimi tempi la pubblicità di questi siti sta imperversando nelle caselle di posta elettronica di mezza Italia: strani personaggi inviano email in cui consigliano il destinatario di approfittare delle incredibili offerte di società di Pechino, Shangai o altre città della Cina e in un italiano maccheronico elencano i prodotti in vendita: computer di marca, televisori, cellulari, videocamere e macchine fotografiche, persino strumenti musicali, motociclette e scooter, tutto a prezzi stracciati
Riporto la vicenda perché deve servire a fare una riflessione: chi acquista ondine su siti cinesi che vendono a prezzi “impossibili”, rischia processi lunghi e dispendiosi con l’accusa di importazione di merce con marchio contraffatto. Rischia inoltre anche l’accusa di ricettazione, reato per il quale è prevista una condanna da 2 a 8 anni. Negli ultimi tempi la pubblicità di questi siti sta imperversando nelle caselle di posta elettronica di mezza Italia: strani personaggi inviano email in cui consigliano il destinatario di approfittare delle incredibili offerte di società di Pechino, Shangai o altre città della Cina e in un italiano maccheronico elencano i prodotti in vendita: computer di marca, televisori, cellulari, videocamere e macchine fotografiche, persino strumenti musicali, motociclette e scooter, tutto a prezzi stracciati