L’altro giorno, ho assistito a una scena che avrebbe fatto venire un coccolone a Darwin. Capitato in un grosso centro commerciale, noto un capannello di persone, grandi e piccini, attorno a un recinto. Mi avvicino e vedo che all’interno del recinto c’e un…dinosauro. Si, avete letto bene: si trattava proprio di un dinosauro. Un cucciolo di dinosauro, un Camarasaurus per la precisione. Come tutti i cuccioli, era coccolone e curioso, amava essere grattato sotto il mento, quando gli si appoggiava una guancia sulla schiena faceva le fusa come un gattino. Addentava il dito dei bimbi che cercavano di accarezzarlo per far capire che voleva giocare. Faceva capire di aver fame e dovevate vedere come mangiava la foglia di gomma che aveva nella ciotola del recinto…Ovviamente si trattava di un robot. E che robot. Frutto della tecnologia più altamente evoluta. Parlare di “tecnologia”, di “forma di vita altamente evoluta” a proposito di un dinosauro, ossia di un rettile nato, morto e sepolto milioni e milioni di anni fa sembra un contro senso. Eppure per il dinosauro di cui vi sto parlano è proprio così.
Il suo nome è Pleo, ed è nato nei laboratori dell'azienda americana Ugobe, il cui fondatore è Caleb Chung, il papà dei Furby, i primi animaletti robot e interattivi creati nel 1998 sulla scia del fortunatissimo Tamagotchi.Si tratta di un esperimento di intelligenza artificiale, in grado – dicono i suoi creatori - di imparare dalle esperienze e quindi evolversi in base agli stimoli che riceve dall'ambiente in cui si trova a vivere, man mano che cresce.Sì, perché tutti i Pleo si evolvono, passando dallo stadio di neonato a quello di giovane esemplare attraverso diverse fasi. Come un qualsiasi cucciolo appena viene al mondo, impara a reggersi in piedi. Poi dopo circa un quarto d’ora inizia a muovere i primi passi e schiaccia il primo pisolino, chiede di essere nutrito (Pleo ha in dotazione una foglia di gomma con cui il padrone può soddisfare l'appetito del Camarasaurus grazie ai sensori a infrarossi posizionati all'interno della sua bocca) e addenta il dito del proprio padrone per fargli capire quando vuol giocare.Un'ora più tardi è già passato all'ultima fase, quella dello sviluppo, che durerà per il resto della sua esistenza e lo dovrebbe veder imparare movimenti e comportamenti sempre nuovi. Uso il condizionale perchè per ora non ha dato segni di essere granché intelligente. Chissà se al suo inventore sarà venuto in mente che l’antenato sauro a cui si è ispirato tanto aveva un corpo grosso quanto un cervello minuscolo, così minuscolo da escludere categoricamente qualsiasi forma di intelligenza. Anche se si dice “scarpe gorsse, cervello fino”, questo detto non si sarebbe potuto applicare a questo dinosauro, dotato di larghi piedi ma di meno cervello di una cozza.Se vi è capitato di vedere Pleo, avrete certo notato come non smette mai di guardarsi attorno, come se fosse attirato da rumori e colori. In effetti ogni Pleo, non solo è dotato di articolazioni flessibili , di una complessa rete di sensori che gli permettono di perceprire ciò che lo circonda e quindi interagire, ma anche del dono della vista.I suoi occhi sono una piccola videocamera posizionata sul muso, grazie alla quale può esplorare e osservare gli oggetti in cui si imbatte o non schianta sul pavimento qualora si trovi a passeggiare su di un tavolo.Ama essere coccolato e accarezzato sulla schiena, non scordatevi mai di prestargli le dovute attenzioni perchè altrimenti si avvilisce, piange e si lamenta. Se poi proprio siete presi e non avete tempo per lui, non preoccupatevi: quando capisce che nessuno ha tempo per giocare Pleo preferisce addormentarsi. E russa.Rispetto ai suoi predecessori più celebri - quali Furby e Aibo , il cane robot di casa Sony - Pleo ha compiuto un passo in più nel percorso dell'evoluzione di questi robot domestici intelligenti. A differenza di Pleo, Furby impara a parlare, ma non lo fa ascoltando il padrone, bensì pronunciando le parole contenute nella sua memoria.Altrettanto vero che, come Pleo, anche Furby reagisce agli stimoli, ma quelli che restituisce sono feedback standardizzati; senza contare che è possibile interagire con lui solo attraverso il suo specifico codice.Dopo Furby, il successivo livello di evoluzione dei robot domestici intelligenti è quindi Aibo:Aibo è in grado di sentire, vedere e muoversi in modo autonomo. E' in grado di individuare l'ambiente circostante tramite delle microcamere e di riconoscere i comandi vocali impartitigli dal proprietario. E' in grado di evolversi grazie agli stimoli esterni fornitigli dal proprietario e dall'ambiente esterno. Come Pleo, Aibo si evolve da cucciolo ad adulto grazie all'interazione con il padrone; ma ha un difetto: è troppo robot e poco "umano" , gli manca quel quid in più che lo renda seduttivo come Pleo. Il quale scodinzolando qua e là è riuscito a conquistare non solo i bambini ma soprattutto gli adulti. Grazie a una sapiente strategia di marketing e tecnologia , attorno a Pleo si è creata una vera e propria community , con tanto di siti in cui si vendono gadget fatti su misura (dalle magliettine colorate da fare indossare al piccolino, ai collarini più o meno preziosi per abbellirlo e personalizzarlo).
E’ proprio vero: il mondo è bello perché è vario: c’è chi si accontenta di avere in giardino 7 nani di gesso e chi invece preferisce tenere…un dinosauro nel salotto!
Il suo nome è Pleo, ed è nato nei laboratori dell'azienda americana Ugobe, il cui fondatore è Caleb Chung, il papà dei Furby, i primi animaletti robot e interattivi creati nel 1998 sulla scia del fortunatissimo Tamagotchi.Si tratta di un esperimento di intelligenza artificiale, in grado – dicono i suoi creatori - di imparare dalle esperienze e quindi evolversi in base agli stimoli che riceve dall'ambiente in cui si trova a vivere, man mano che cresce.Sì, perché tutti i Pleo si evolvono, passando dallo stadio di neonato a quello di giovane esemplare attraverso diverse fasi. Come un qualsiasi cucciolo appena viene al mondo, impara a reggersi in piedi. Poi dopo circa un quarto d’ora inizia a muovere i primi passi e schiaccia il primo pisolino, chiede di essere nutrito (Pleo ha in dotazione una foglia di gomma con cui il padrone può soddisfare l'appetito del Camarasaurus grazie ai sensori a infrarossi posizionati all'interno della sua bocca) e addenta il dito del proprio padrone per fargli capire quando vuol giocare.Un'ora più tardi è già passato all'ultima fase, quella dello sviluppo, che durerà per il resto della sua esistenza e lo dovrebbe veder imparare movimenti e comportamenti sempre nuovi. Uso il condizionale perchè per ora non ha dato segni di essere granché intelligente. Chissà se al suo inventore sarà venuto in mente che l’antenato sauro a cui si è ispirato tanto aveva un corpo grosso quanto un cervello minuscolo, così minuscolo da escludere categoricamente qualsiasi forma di intelligenza. Anche se si dice “scarpe gorsse, cervello fino”, questo detto non si sarebbe potuto applicare a questo dinosauro, dotato di larghi piedi ma di meno cervello di una cozza.Se vi è capitato di vedere Pleo, avrete certo notato come non smette mai di guardarsi attorno, come se fosse attirato da rumori e colori. In effetti ogni Pleo, non solo è dotato di articolazioni flessibili , di una complessa rete di sensori che gli permettono di perceprire ciò che lo circonda e quindi interagire, ma anche del dono della vista.I suoi occhi sono una piccola videocamera posizionata sul muso, grazie alla quale può esplorare e osservare gli oggetti in cui si imbatte o non schianta sul pavimento qualora si trovi a passeggiare su di un tavolo.Ama essere coccolato e accarezzato sulla schiena, non scordatevi mai di prestargli le dovute attenzioni perchè altrimenti si avvilisce, piange e si lamenta. Se poi proprio siete presi e non avete tempo per lui, non preoccupatevi: quando capisce che nessuno ha tempo per giocare Pleo preferisce addormentarsi. E russa.Rispetto ai suoi predecessori più celebri - quali Furby e Aibo , il cane robot di casa Sony - Pleo ha compiuto un passo in più nel percorso dell'evoluzione di questi robot domestici intelligenti. A differenza di Pleo, Furby impara a parlare, ma non lo fa ascoltando il padrone, bensì pronunciando le parole contenute nella sua memoria.Altrettanto vero che, come Pleo, anche Furby reagisce agli stimoli, ma quelli che restituisce sono feedback standardizzati; senza contare che è possibile interagire con lui solo attraverso il suo specifico codice.Dopo Furby, il successivo livello di evoluzione dei robot domestici intelligenti è quindi Aibo:Aibo è in grado di sentire, vedere e muoversi in modo autonomo. E' in grado di individuare l'ambiente circostante tramite delle microcamere e di riconoscere i comandi vocali impartitigli dal proprietario. E' in grado di evolversi grazie agli stimoli esterni fornitigli dal proprietario e dall'ambiente esterno. Come Pleo, Aibo si evolve da cucciolo ad adulto grazie all'interazione con il padrone; ma ha un difetto: è troppo robot e poco "umano" , gli manca quel quid in più che lo renda seduttivo come Pleo. Il quale scodinzolando qua e là è riuscito a conquistare non solo i bambini ma soprattutto gli adulti. Grazie a una sapiente strategia di marketing e tecnologia , attorno a Pleo si è creata una vera e propria community , con tanto di siti in cui si vendono gadget fatti su misura (dalle magliettine colorate da fare indossare al piccolino, ai collarini più o meno preziosi per abbellirlo e personalizzarlo).
E’ proprio vero: il mondo è bello perché è vario: c’è chi si accontenta di avere in giardino 7 nani di gesso e chi invece preferisce tenere…un dinosauro nel salotto!