Non si tratta certo del "gran rifiuto" con cui il 17 dicembre 1294 papa Celestino V rinunciò al papato (venendo per questo gesto sbattuto da Dante all'Inferno nel girone degli ignavi) ma pur sempre di un gran rifiuto si tratta. Mi riferisco al rifiuto opposto da Intel, primo produttore di CPU al mondo nonchè partner di lunga data di Microsoft, di aggiornare i computer dei propri uffici a Windows Vista. La clamorosa notizia l'ha data il New York Times, quotidiano statunitense conosciuto in tutto il mondo, da tempo considerato il "numero uno" della stampa americana, per la sua affidabilità.
Una fonte anonima interna a Intel avrebbe rivelato a un blogger del quotidiano statunitense che la decisione di non passare a Vista sarebbe scaturita dopo un lungo periodo di test effettuati nei labs di Intel: «Non è una questione di mancanza di rispetto nei confronti di Microsoft», si è subito affrettata a precisare Intel, «semplicemente lo staff di Information Technology di Intel non ritiene di primaria necessità effettuare l’aggiornamento a Vista».
Un portavoce di Intel ha però poi corretto un po' il tiro, facendo sapere che alcuni dipartimenti della società stanno usando Vista, anche se non ci sarà un deployment a livello aziendale.
La notizia che Intel non avrebbe adottato da subito il nuovo sistema operativo di Redmond non è stato un fulmine a ciel sereno, in quanto la stessa azienda aveva da tempo annunciato che per passare a Vista avrebbe aspettato almeno un anno e atteso il primo Service Pack. Ciò non toglie che, considerati gli stretti rapporti che intercorrono tra Intel e Microsoft, la notizia riferita dal New York Times sul fatto che Intel non ha intenzione di aggiornare i computer dei propri uffici a Windows Vista lascia riflettere sulla reale bontà della nuova creatura di BigM