mercoledì 13 luglio 2011

Da Second Life a My Space: tutti i flop di internet

Facebook, Google Plus e Youtube, certo. Ma anche My Space, Second Life e Small World. La storia di internet, anche se cortissima, è già piena di cimiteri degli elefanti. Gabriele Romagnoli su Repubblica oggi ce ne riporta un corposo elenco:

Il fenomeno Second Life era sulla maggioranza delle copertine, veniva citato negli editoriali, si raccontavano storie di alacri avatar che, investendo moneta virtuale, avevano reso ricco il proprio umano. Incontravi gente tutta felice perché aveva comprato finalmente un bel terreno per farci la casa dei sogni. Sullo schermo del computer. Grandi star della musica, dagli U2 ai Depeche Mode, si esibivano in concerti su palchi immaginari. Due amici fotografi mi invitarono alla loro mostra in una galleria virtuale, il vernissage fu drammaticamente interrotto dall’apparizione di un terrorista, poi abbattuto dalla polizia di Second Life, che non concede seconde opportunità. «Tutto ormai avverrà lì», pronosticavano i più, rassicurati dal virtuale conformismo.
Tutta colpa dei Pollard. Sono loro gli assassini della seconda vita. Qualcuno forse li ricorderà. Lei chiese il divorzio perché l’avatar di lui se la faceva con l’avatar di altre donne. Lo scoprì ingaggiando un investigatore virtuale pagato con la valuta di Second Life. Ecco, c’è un istante in cui il futuro precipita nel ridicolo, una cavalcata trionfale si riduce a un carnevale, l’idea che doveva cambiare il mondo apre gli occhi e si scopre un’elegante sciocchezza. In quell’istante eserciti d’acciaio si sciolgono, razzi ricadono come fuochi artificiali, la gente fa clic e quel che era scompare. I coniugi Pollard. E, dopo di loro, il diluvio. Venne fuori che gli iscritti a Second Life erano effettivamente molti, ma meno di un milione ci viveva almeno un minuto al mese. E sul web questa non è certo la cifra di una megalopoli.


Anche altri siti vivono ormai un grande declino:

Il nome mi è riaffiorato dall’abisso come quello di Eden Gaudio: Altavista. È una “madeleine” del ciberspazio. Cannibalizzata da Google. Praticamente ho dovuto googlarla per ritrovarla, Altavista. Eppure c’è, funziona, ora come allora. Non saprei dire, a prima vista, se meglio o peggio di Google. Non ricordo neppure quando ho smesso di farne uso e sono passato alla concorrenza, come tutti. So che non mi verrebbe in mente di “altavistare” qualcuno. Però ci ho provato e ho capito la sensazione. La stessa che ho avuto ri-passeggiando brevemente per Second Life. Estraniamento. Lentezza. Passato. Tutte parole che su Internet uccidono. Infatti mi sono sentito, come dire, disconnesso.


Alla maniera di Google, anche Facebook ha fatto il vuoto:

Negli altri social network ci si va come in visita agli zii. Anche i teorici del «My Space è meglio», torto o ragione che avessero, si sono arresi. Eppure My Space è ancora lì, esiste e resiste, ma è una 500 prima versione, mentre Zuckerberg è oltre la curva in Ferrari. Ci sono soglie diventate off limits, siti che assomigliano a case in cui l’ex partner ha cambiato la serratura e non puoi più tornare a vedere le stanze dove hai trascorso anni. Semplicemente, hai scordato la password. Le parole chiave sono, anch’esse, segno di una stagione, se non di un’epoca. Le cambi ripetutamente e poi come ritrovi quella che usavi quando ti sei iscritto a «A small world»? Small world, un altro fantastico ricordo. Quanto ne hanno scritto, lo chiamavano il Facebook dei vip, perché dovevi essere presentato, come in un club. E avere contatti lì era considerato come avere un’agenda di prestigio. Affidabilissimo. Su Smallworld ho comprato una Vespa di seconda mano e affittato una casa, perché chi sta lì non ti può dare fregature, o si rovina la reputazione. Ho provato a tornarci (con una nuova password). C’è ancora, organizza eventi, si espande. Ma quando ho cercato di rispondere a qualche annuncio mi sono accorto che la data era 2008, 2009. Una (seconda) vita fa.

Fonte:
http://www.giornalettismo.com/archives/133279/da-second-life-a-my-space-tutti-i-flop-di-internet/