martedì 17 maggio 2011

Guerra senza esclusione di colpi tra Google e Facebook

Il social network ha pagato una società di comunicazione per "parlare male" dell'avversario. Il nodo del contendere è sempre lo stesso: le sistematiche violazioni della privacy degli internauti da utilizzare per pubblicità mirate

Diciamo che non si piacciono. Google e Facebook, i due titani telematici che vantano milioni di utenti per i servizi di posta elettronica, ricerca e social media, stanno arrivando ai ferri corti. Magari non sotto i riflettori, certamente dietro le quinte.

La settimana scorsa si è scoperto che Facebook aveva pagato una società di pubbliche relazioni per far “parlare male” dell’avversario. Nella casella di posta elettronica dei guru di nuove tecnologie era arrivata un’email che chiedeva di scrivere un editoriale su “alcuni sviluppi riguardo la privacy nei servizi offerti da Google”. La missiva assicurava aiuto nel preparare e nel piazzare l’articolo, che sarebbe stato pubblicato su una testata di rilievo: magari il Washington Post o l’Huffington Post.

Tra i destinatari dell’email c’era Chris Soghoian, uno dei maggiori luminari di Internet, nuove tecnologie e rischi per la sicurezza, che ha chiesto ai mittenti: “Chi vi paga?”, non ottenendo risposta chiara. Dopo qualche ricerca, la testata telematica The Daily Best ha scoperto che era stato Facebook a chiedere allo studio di pubbliche relazioni Burson-Marsteller di mettere in cattiva luce Google. Soghoian ha difeso per anni, sui media e sul suo blog, la privacy degli internauti. Ha già scritto di privacy, sicurezza e Google, e proprio per questo l’email lo ha insospettito. Grande esperto informatico, è salito agli onori delle cronache per aver dimostrato una falla nei sistemi di sicurezza aerea americani, creando un programma che sfornava carte d’imbarco con qualunque nome e destinazione per gli aerei della Northwest Airlines.

Altra impresa del giovane guru, sempre a difesa di privacy e sicurezza, è la battaglia per chiedere proprio a Google di usare una particolare protezione, chiamata SSL, al fine di proteggere le caselle di posta elettronica da occhi indiscreti. Nel maggio 2010 gli esperti di Gmail acconsentirono. E qualche settimana dopo, strana coincidenza, l’Iran bloccò gli account Google, proponendo un servizio email nazionale che, secondo molti, sarebbe servito a controllare la corrispondenza di chi si oppone al regime.

Ma torniamo alla diatriba con Facebook. Quello che gli uomini di Mark Zuckenberg non hanno digerito è che Google sta mappando le connessioni dei suoi utenti, elencando liste di amicizie e social media utilizzati da ogni singolo utente Gmail. L’obiettivo è lo stesso di Facebook: raccogliere informazioni personali e abitudini sugli internauti e venderle agli inserzionisti, di modo che possano essere usate per pubblicità mirate. Si potrebbe così creare una mappatura globale di social network, fagocitando annche la creatura di Zuckenberg. Fedeltà degli utenti e investimenti degli inserzionisti sono la vera posta in palio in questa lotta tra titani.

Fonte:
Matteo Bosco Bortolaso - Il Fatto Quotidiano - 17 maggio 2011