mercoledì 17 dicembre 2008

Un parafulmine per i cyborg

Se siete maschietti e avete circa 35 anni, vi ricorderete certo della storia di Kyashan il ragazzo androide.Tutto ha inizio quando il famoso scienziato Azuma, visto il grave inquinamento della terra, costruisce 4 androidi al fine di ripulirla da tutte le scorie. Gli androidi sono sotto la guida di Briking Boss, il robot più potente e intelligente. Sfortunatamente questi durante una violenta tempesta viene colpito da un fulmine ed impazzisce, ribellandosi così al suo creatore. Gli altri androidi Sagure, Akubon e Barashin (dalle sembianze e dai comportamenti che ricordano quelli dei generali nazisti), si alleano al loro comandante e dichiarano guerra agli esseri umani. Poiché l’unica possibilità per sconfiggere questi androidi è quella di utilizzare un androide ancora più potente, lo scienziato Azuma, col consenso di suo figlio Tetsuya, lo trasforma per sempre in Kyashan il potentissimo ragazzo androide
Nella sua lotta contro gli androidi malvagi Kyashan può contare sull’aiuto della madre Midori trasformata anch’essa dal marito nel cigno meccanico Swami, che però di notte può riassumere il suo aspetto originale e dare consigli a Kyashan proiettando la sua immagine sul cielo notturno, del fedele cane Flender, un robot in grado di trasformarsi in qualsiasi tipo di veicolo: una moto, un carro armato, un aereo ecc... e su quello della fidanzata Luna, che grazie alla sua pistola a raggi magnetici può disintegrare i robots nemici. Nonostante gli sforzi di Kyashan l’esercito dei robot invade l’intero pianeta, seminando morte e distruzione. Ma alla fine, grazie a un’arma segreta inventata proprio dallo scienziato Azuma, Kyashan riuscirà a distruggere tutti i robot malvagi e la terra sarà quindi salva e le città verranno ricostruite grazie ai nuovi robot

Questo cartone animato, la cui produzione risale al 1973, è una delle prime serie fantascientifiche dei cartoni animati giapponesi e anticipava quelli che sarebbero stati i temi e i personaggi dei classici supereroi giapponesi come Goldrake, Capitan Harlock, Hurricane Polymar e tanti altri. La storia di questo cartone animato mi è tornata in mente qualche giorno fa dopo aver letto la notizia che in Inghilterra un’equipe di scienziati coordinati dal professor Kevin Warwick, docente ordinario di cibernetica all'Università di Reading, ha creato uno dei primi cyborg della storia. Il robot, stando a quanto spiegato dallo stesso Warwick, sarebbe autonomo in quanto controllato completamente da cellule nervose viventi. Gordon, questo il nome del cyborg, è il risultato di un lavoro durato otto anni. L’obiettivo degli scienziati era quello di comprendere se e come un sistema composto da neuroni organici potesse, con segnali neuroelettrici, controllare una periferica hardware. Dopo due anni di studi e test effettuati su modelli virtuali il ricercatore ha avviato la prima fase di sperimentazione impiantando sul proprio avambraccio una rete di 100 elettrodi. Grazie a questa è riuscito a controllare una sedia a rotelle e una mano artificiale. Mantenne gli elettrodi impiantati per circa tre mesi e, quando alla fine vi furono rimossi, i chirurghi scoprirono che attorno ad essi si era formato tessuto organico segno della definitiva accettazione dell'impianto da parte dell'organismo. Successivamente il professore cercò di creare una vera e propria integrazione tra cellule nervose viventi e Gordon. La mente del cyborg così ottenuto era costituita da una serie di gangli neuronici fetali di un topo. A questo “semplice” apparato sono stati impiantati 60 elettrodi in grado di catturare i segnali emessi dai neuroni. Il sistema neurologico ha cominciato subito ad adattarsi, dopo appena 20 minuti si potevano osservare già delle nuove connessioni e, dopo tre settimane, le poche cellule impiantate si sono moltiplicate fino a costituire un network composto da 50-150.000 cellule.Messo in funzione il “cervello” di Gordon, il ricercatore ha progettato un sistema, simile al sonar utilizzato dai pipistrelli, che permettesse al cyborg di raccogliere informazioni dall’ambiente circostante e muoversi in tutta sicurezza, evitando di andare a sbattere contro ogni spigolo.
Cui prodest? A cosa servirà tutto questo? – la ricerca di Warwick ha uno scopo nobile e importante:lo scienziato inglese infatti sogna di poter fornire a persone portatrici di handicap (cecità, morbo di Parkinson, plegia) una forma alternativa di controllo dell'ambiente, attraverso periferiche comandate da un sistema collegato a parti del sistema nervoso non affette dalla sindrome o dalla perdita della funzionalità. Ma la fantasia vola, e c’è già chi pensa ai robot che popoleranno e serviranno gli esseri umani nei secoli a venire. Se son rose fioriranno. Ora si è ancora in una fase embrionale ma una cosa è certa: verrà sicuramente un giorno in cui i robot popoleranno tutta la terra, esattamente come raccontava già più di trent’anni fa il cartone animato Kyashan. Speriamo solo che non accada la stessa cosa successa nel cartone animato e cioè che i robot si ribellino all’uomo. Altrimenti dove lo trova l’umanità un altro…kyashan? Nel frattempo io, considerata la frequenza con cui fulmini sfigati vanno a colpire androidi facendoli impazzire (vi ricordate di frankenstein?), per non saper né leggere né scrivere, consiglierei a tutti gli scienziati del mondo impegnati a progettare robot di munire le proprie creature di un bel…parafulmine